HOKUSAI: resoconto della mostra ”HOKUSAI. Sulle orme del maestro”

S. Hokusai, La Grande Onda di Kanagawa, xilografia policroma, 1830-31, copia

Come dare torto a Van Gogh! Ogni opera di Katsushika Hosukai ( Edo, 1760-1849) è un viaggio verso un mondo fantastico. E di viaggio possiamo parlare in riferimento alla mostra organizzata a Roma presso il Museo dell’Ara Pacis, ”HOKUSAI. Sulle orme del maestro”. La mostra si propone, infatti, di istituire un percorso che sia utile a mettere in risalto la duttilità tecnica e tematica del maestro, attraverso una selezione di lavori che dimostrano la grande capacità pittorica e incisoria, nonché i variegati interessi. Personalità estrosa, Hokusai per più di sessant’anni ha dedicato la propria vita all’arte. Principalmente dedito alla pittura, si interesserà nel corso del tempo anche alla grafica, lasciando una serie di xilografie, surimono,ossia stampe la cui circolazione era di natura squisitamente privata e manga, immagini caricaturali e ironiche, considerati da alcuni antenati degli attuali omonimi.

Ogni opera esposta è un universo di colori tenui, segni leggeri e al contempo sicuri, un senso di ordine. Ogni elemento è funzionale all’insieme. Ogni soggetto inserito è caricato di significato, attraverso una minuziosa (quasi maniacale) descrizione di espressioni, gesti, sino ai particolari più irrilevanti. È un attento osservatore, come dimostra la serie delle Cento visioni del monte Fujii o la dettagliata riproduzione della spuma de La Grande Onda di Kanagawa (1830-31), la vera attrazione della mostra (anche se ”deludono le aspettative” le ridotte dimensioni). Abile nel cogliere i sentimenti, come ben esemplificano le donne da lui riprodotte, colte in attimi erotici, ludici, nella sensualità dei morbidi lineamenti, negli accurati panneggi descritti nei particolari che l’occhio attento dell’osservatore deve cogliere. Non è un caso che sia stato definito il ”Leonardo orientale”, vuoi per i numerosi interessi, vuoi per questo talento nel saper descrivere, nel saper osservare e riprodurre ogni singolo elemento nella minuzia di particolari, nelle cure anatomiche (si osservino le serie di animali, mirabili per il realismo nell’esecuzione delle movenze, nei dettagli anatomici).

Le orme tracciate dal maestro sono state percorse dai suoi allievi o da chi si è direttamente a lui ispirato; per tale ragione all’interno della mostra è stata dedicata una sezione al suo diretto erede, Keisai Eisen (Edo 1790-1848), che, come ben rilevato dalle descrizioni che guidano il lettore in ogni sezione, pur riprendendo i caratteri di fondo del maestro, li reinventa, come nel caso delle sue figure femminili, che mostrano un’ulteriore accentuazione del carattere provocatorio, lascivo, accostandolo ad un altro artista nipponico, Utamaro.

Le orme di Hokusai hanno, tuttavia, varcato i confini orientali, spingendosi sino in Occidente, ove avrà larga fortuna la sua arte (ne saranno affascinati gli impressionisti, Van Gogh, Gauguin), favorita soprattutto da un crescente interesse per quell’esotico che Hokusai riesce ad assecondare e personificare attraverso le sue opere.

Nel complesso, la mostra si rivela un’esperienza positiva, forse penalizzata dalla struttura della sala espositiva che sacrifica l’unità rendendo dispersivo il percorso. Le luci soffuse, il calore emanato dalle opere travolgono l’osservatore e lo trasportano in un mondo iconico e surreale, capace di indurre una sensazione piacevole, di sensuale quiete. Si ha l’impressione di vivere quei luoghi, respirarne gli odori, sentirne i sapori. Tutto si svolge in uno stato di assoluta serenità, in piena conciliazione tra uomo e natura.

A distanza di due secoli, forse, lo stesso fascino per l’esotico di allora continua ancora oggi a farci sognare.

-A. Celletti

fonte immagine: web