Campus Dance: la danza tra emozione e ricerca

Alla scoperta del Campus Dance, l’evento di e per la danza organizzato e diretto dal coreografo Thiago Oliveira e che unisce passione, emozioni, ricerca, studio e… divertimento

di Alessio Celletti e Christian Gazzillo

Per noi il corpo è molto più di uno strumento o di un mezzo;

è la nostra espressione nel mondo,

la forma visibile delle nostre intenzioni,,

-M. Merlau-Ponty

Nato nella splendida cornice della costiera amalfitana dall’estro italo-brasiliano del coreografo Thiago Oliveira, il Campus Dance è l’evento italiano (se non l’unico, senza dubbio tra ipiù importanti) che da anni s’impegna nella formazione di giovani ballerini.

Carla Fracci è Madrina ufficiale del Campus Dance. Courtesy Thiago Oliveira

Un progetto che ha finito nel corso del tempo con l’assumere un’importanza che ha travalicato i confini nazionali; che ha visto il contributo di grandi eccellenze del mondo della danza, e che vanta come madrina una figura d’eccellenza quale è Carla Fracci, costituendo un’occasione unica di apprendimento, di formazione, ma soprattutto un’esperienza di crescita individuale e collettiva all’insegna del confronto e della collaborazione.

Un’idea nata dal desiderio interiore del suo fondatore di creare prima di tutto un contest dedicato esclusivamente alla danza, ma che sia anche un punto di riferimento per quanti vogliono dedicare la propria vita a quest’arte.

<<Sono fuoco; sono elettricità>>. Un ritratto di Thiago Oliveira

Chi ha visto ”Billy Elliot’‘, film del 2000 del regista Stephen Daldry ispirato alla storia del ballerino Philip Mosley, ricorderà la scena in cui, al termine della prova di selezione per l’ammissione alla Royal Ballet School di Londra, la commissione esaminatrice domanda all’impacciato Billy cosa sia la danza per lui.

La sua risposta, timorosamente sussurrata, è incisiva e potente: <<Sono un uccello…sono fuoco…sono elettricità>>.

Thiago Oliveira (al centro). Courtesy Thiago Oliveira

Tre espressioni che hanno in comune l’idea del movimento e della tensione, ossia le qualità che contraddistinguono e definiscono un vero ballerino.

Come Billy, anche Thiago è poco incline a grandi discorsi, ma è risaputo che ”un ballerino è un oratore che usa un linguaggio silenzioso” (Igor Stravinsky).

Un ballerino parla col corpo e col movimento; con l’espressione e l’emozione.

Per questo se penso a Thiago Oliveira e dovessi cercare un’immagine per descriverlo, lo paragonerei ad una molla in tensione, pronta a saltare al primo scatto.

Un’immagine che è la rappresentazione del perfetto equilibrio di un corpo in conflitto tra un dinamismo di fondo e una staticità esteriore calibrata dalla danza, raggiunto solo da chi per anni l’ha praticata.

Eppure quel dinamismo di fondo c’è, ed è presenza fisica: vibra nei suoi occhi, scorre nel suo sangue.

Se il linguaggio del ballerino è silenzioso, in lui si traduce in una vibrazione che ha avuto origine da un sogno e dall’ambizione di realizzarlo.

Ma cosa sarebbero l’ambizione e il successo se, una volta raggiunti, rimanessero fini a sé stessi? Vivrebbero nell’aleatoria illusione di un sogno.

Il miglior successo ottenuto non è forse quello che si ottiene condividendolo con gli altri?

Thiago ha fatto questo: raccogliendo il proprio bagaglio di esperienze, è riuscito a dar vita ad un evento unico nel suo genere nel panorama italiano della danza.

<<Sentivo il bisogno di fare qualcosa in più. Non mi bastava stare chiuso in una sala a ballare e studiare>>.

Il Campus Dance è in realtà, infatti, molto più di un semplice evento: nel corso del tempo si è trasformato in un’istituzione, in un appuntamento e in un punto di riferimento importante per quanti aspirano a fare della danza la propria ragione d’essere.

Il Campus Dance e il valore educativo della danza

Un progetto che ha acquisito sempre più un ruolo centrale nella ridefinizione culturale del concetto di danza.

L’incessante impegno del suo ideatore, infatti, non è consistito solamente dal voler offrire ai giovani partecipanti un’esperienza istruttiva unica, ma prima di tutto dal voler riaffermare il valore culturale della danza in un Paese che, a differenza di altri, è stato poco incline ad accettarla come espressione artistica dal profondo valore culturale.

Questo passo importante non è possibile, tuttavia, se questa idea non prende, prima di tutto, forma nei ballerini stessi.

L’obiettivo primo del Campus Dance è proprio questo: far nascere nei giovani ballerini la consapevolezza che la danza va ben oltre la pratica sportiva; che non la si sceglie per hobby, né tanto meno per professione.

”Passione” e soprattutto ”impegno” sono le parole d’ordine.

Un impegno, però, che non limitato solo alla realizzazione di una coreografia da portare in scena: è il percorso che culmina nella consapevolezza che quel risultato è uno sforzo non individuale , ma collettivo.

Il clima che si respira nel Campus è di confronto, non di competizione: la multidisciplinarietà, il dialogo con i maestri e alcuni dei protagonisti della danza a livello mondiale e con gruppi di ballerini provenienti da diverse parti del mondo, contribuiscono ad alimentare nei ragazzi la spinta alla sperimentazione, ad ampliare la propria visione ben oltre il tecnicismo

Per una settimana questi ragazzi vengono proiettati in un mondo che non è fatto solo di coreografi e ballerini, ma entrano in contatto con tutto un apparato organizzativo complesso, che lavora per loro e a cui, anche se per pochi giorni, è affidata la loro crescita, prendendo consapevolezza del fatto che il successo non è mai personale, perché non è sufficiente credere in sé stessi se non c’è chi a sua volta crede in te.

Il senso di tutto il Campus Dance consiste, dunque, in un percorso di crescita, ma soprattutto di scoperta.

La ricerca di ciò che non si vede: il ”Laboratorio delle emozioni”

È un laboratorio pensato per dei ragazzi che affrontano i problemi legati all'adolescenza, una fascia di età in cui non si ha padronanza delle proprie emozioni, si ha difficoltà a gestirle

Ogni forma d’arte è tale in quanto capace di suscitare emozione.

Nell’ottica della danza, in particolare, il movimento, la gestualità e l’espressione non hanno valore se non veicolati dall’emozione, che dà loro significato.

Per Thiago Oliveira è un aspetto fondamentale, sul quale ha voluto lavorare a fondo con i ragazzi del Campus Dance.

Grazie al supporto e alla collaborazione di Angela Infante è stato progettato un ”Laboratorio delle emozioni” al fine di lavorare per e con i ragazzi a questo particolare e spesso trascurato aspetto della danza.

il ''Laboratorio delle emozioni'' è una delle attività parallele proposte all'interno del Campus Dance ed è organizzato con la collaborazione di Angela Infante
Thiago Oliveira e Angela Infante

<<È un laboratorio pensato per dei ragazzi che affrontano i problemi legati all’adolescenza, una fascia di età in cui non si ha padronanza delle proprie emozioni, si ha difficoltà a gestirle>> ha dichiarato Angela Infante.

L’adolescenza d’altronde è anche quella particolare fase della vita in cui si vuole emergere, in cui la competizione e l’ambizione vengono misurati (con riferimento alla danza) col metro di giudizio della convinzione disperata che il talento si misuri col tecnicismo, trascurando le sfumature, i particolari e, appunto, le emozioni.

Marcel Mauss sosteneva che il comportamento fosse un equilibrio tra diversi fattori e tra questigrande influenza hanno il sesso e la pressione sociale. La società odierna esercita sui comportamenti grande pressione: essa li soffoca in nome dell’apparenza, di una sorta di conformità malata che antepone l’immagine esteriore all’essenza, nella logica dell’eterno scontro tra l’essere e l’apparire.

Con il ”Laboratorio delle emozioni” si vuole offrire ai ragazzi un rifugio sicuro, un nascondiglio in cui rifuggire dai riflettori sociali puntati su di loro.

Non vi è pretesa, non hanno necessità di dimostrare nulla.

È un esercizio su sé stessi, per conoscere e conoscersi, per scavare nella propria interiorità e far emergere il lato più intimo e spaventoso del proprio essere.

Le emozioni vengono espresse attraverso i gesti, l’espressività e il dialogo. Uno studio finalizzato a distinguere gli stati d’animo, a dar loro sfogo e dominarli e metterli a servizio della danza.

Un tassello ulteriore che si aggiunge alla definizione della personalità del ballerino, perché trasmettere emozioni significa in primo luogo averne consapevolezza e conoscenza.

Una delle tante esperienze di formazione che il Campus Dance offre ai suoi partecipanti, pensate per renderli consapevoli che la danza è sì impegno, ma che non è solo esercizio tecnico.

A tutto questo si deve, infine, aggiungere la grande importanza che ha l’ambiente in cui l’evento si svolge: questo viene scelto ogni volta per offrire l’occasione di unire all’impegno anche lo svago e un punto d’incontro con un pubblico variegato (per questo vengono scelte località o città turistiche). Un’esperienza totalizzante, creativa e soprattutto formativa, che avvia ad una crescita non solo professionale, ma anche identitaria e che attrae sempre più giovani, che vogliono rivivere ogni anno questa avventura.

La danza è madre di tutte le arti

Scoprire significa affrontare un percorso finalizzato ad un obiettivo che, per quanto lineare o tortuoso, comporta il mettersi in gioco, l’esplorazione, la ricerca. Nessuna scoperta avviene se alla base non vi è ricerca.

E per Thiago è proprio su quest’ultima che si fonda la danza.

”Ricerca” è un termine difficile da definire, ma che contiene in sé la spinta ad andare oltre, sino ad arrivare a ciò che non c’è o semplicemente non si vede.

Il suo fascino consiste nella sua complessità, nel suo essere vettore e catalizzatore di tutta una serie di elementi che si compenetrano, si sovrappongono e si incastrano in un unicum che trova nel corpo in movimento la sua espressione suprema.

Danzare è un volo pindarico verso l’alto. È una sfida costante alla forza di gravità e al dominio dello spazio; ai limiti posti dalle leggi della natura e del corpo. Essa è gesto e espressione; è libertà e arte.

È, anzi, la madre di tutte le arti. Perché se è vero, come ha osservato Curt Sachs, che la poesia e la musica esistono nel tempo e la pittura e l’architettura nello spazio, ”la danza vive contemporaneamente nel tempo e nello spazio’‘.

Il danzatore si muove nello spazio, lo domina e si fonde con esso: lo definisce con il suo corpo, attraverso cui modella architetture mobili; con la gestualità esprime l’essenza e l’essenzialità. Egli è un architetto della figurazione visiva, ma è anche un narratore.

La danza è infatti narrazione: dalle antiche danze tribali e popolari sino a quelle classiche e contemporanee, la sua storia è da sempre un riflesso dei cambiamenti sociali e culturali, che essa ha saputo interpretare ed esprimere attraverso la gestualità e il movimento.

Isadora Duncan. fonte immagine: web

Ha accompagnato l’uomo nelle tappe fondamentali della sua evoluzione, a partire dal bisogno di interpretare la ritualità attraverso il gesto a quello di ritrovo sociale e comunitario come simbolo di identità e appartenenza; è stata emblema espressione ludica ed elitaria della classe borghese, in risposta alla quale ha saputo sviluppare una forma più individuale che, in nome della libertà, si è fatta portatrice delle istanze di affermazione identitaria di genere.

Un percorso lungo che ha finito col portare la danza ad acquisire un suo proprio statuto, a riconoscere ai ballerini il proprio ruolo, la propria personalità e individualità: da Isadora Duncan a Martha Graham e Mercé Cunningham; da Carla Fracci e Rudolf Nureyev fino aicontemporanei di ultima generazione Roberto Bolle e Yanis Marshall. Ciascuno di essi è divenuto portavoce di uno stile, ne ha definito i caratteri, ne ha condiviso la diffusione, ha reso la danza una forma d’arte, la massima espressione di libertà.

La virale forza della danza: reinventarsi contro il Coronavirus

Eppure in un Paese come l’Italia il riconoscimento del valore artistico della danza è ancora lontano. Sembra mancare una radice culturale nei confronti di quest’arte, che in altri Paesi invece esiste e viene non solo riconosciuta, ma anche tutelata.

La recente emergenza sanitaria ne è stata l’ennesima dimostrazione: tra tutte le categorie per cui si è pensato a qualsivoglia forma di tutela e supporto, la danza non è stata menzionata.

Ancora una volta i ballerini sono stati abbandonati a loro stessi, sebbene intorno al loro mondo si regga su un sistema che impegna a diverse categorie professionali.

Ma la crisi pandemica non ha portato a galla solamente le difficoltà economiche che il mondo della danza dovrà affrontare.

Le norme sanitarie che impongono il distanziamento sociale come forma di tutela, minano alla base due dei pilastri costitutivi della filosofia coreutica: il suo essere aggregante, ma soprattutto il suo essere contatto.

Una componente genetica della danza, che trae origine da lontano, dal mito platonico dell’androgino, di quel genere che assommava a sé in un’unica entità componenti maschili e femminili e che generava con il maschio e la femmina un perfetto equilibrio.

La sua scomparsa causò negli altri due generi il bisogno incessante di congiungersi per completarsi, in un incessante incontro/scontro tra vita e morte, tra appagamento e disperazione.

E la danza è il racconto di questo bisogno: che siano due figure dello stesso sesso (pensiamo ad esempio al tango, in origine ballato da due uomini) o che sia un assolo (in cui nel corpo in movimento nel vuoto si percepisce un senso di incompiutezza), è costante questa ricerca (fisica o immaginaria) dell’altro.

<<Da tempo è dunque connaturato negli uomini l’amore degli uni per gli altri che si fa conciliatore dell’antica natura e che tenta di un essere solo da due… Ciascuno di noi è come un contrassegno d’uomo (che) cerca sempre il proprio segno di riconoscimento>> (Platone,Simposio).

Sono trascorsi appena quarant’anni allorché un altro virus aveva generato la paura del contatto, ma a differenza di quello, il Covid-19 ha colpito più a fondo, allontanandoci, privandoci anche degli affetti più stretti.

Nel suo essere subdolo, però, ci ha portato a rivalutare l’importanza dei gesti, della vicinanza; ci ha costretti a riconsiderare le nostre abitudini e a vedere il mondo per il bene prezioso quale è.

Campus Dance come esperienza formativa

Un virus che ci ha allontanati e forse continuerà a farlo ancora a lungo.

La danza darà forma a quella forza attrattiva che ci spinge nell’inconscio a voler trascendere le distanze; darà sfogo a quei sentimenti che soffocano in noi e che, per quanto riusciamo a controllare, non possiamo più trattenere.

Dovrà certamente rivedere i propri stili e riadattarli al caso; potrebbe nascerne un nuovo linguaggio, capace di interpretare non tanto la difficoltà del distanziamento, quanto la volontà di volersi riavvicinare, e lo farà per mezzo del grido silenzioso del gesto, del movimento che sfiora, che si rincorre per poi tornare a raggiungersi nuovamente.

Mai come oggi il mito androgino emerge in tutta la sua potenza espressiva, sentimentale, sociale e culturale. La danza stessa potrà essere generatrice di un nuovo linguaggio, di un codice comunicativo che insegni ad appropriarsi dello spazio e del tempo, adattandoli alle esigenze attuali, reinventandoli o costruendone di nuovi.

È questa la sfida che si pone dinanzi a Thiago Oliveira, già impegnato nel tentativo di riorganizzare il Campus Dance.

È necessario trovare soluzioni nuove che permettano ai ragazzi di non saltare un appuntamento a cui sono affezionati, e pensarlo soprattutto per offrire loro l’occasione di ritrovarsi, anche se distanti;di regalare loro uno spazio in cui esprimersi ed liberare tutte le emozioni concentrate in questi mesi. Un evento che quest’anno a maggior ragione deve essere loro dedicato: a loro che hanno dimostrato grande tenacia e senso di responsabilità, a volte anche in modo migliore e più esemplare degli adulti.

Campus Dance on Zoom

In questi mesi Thiago e la sua squadra non hanno mancato però di far sentire la vicinanza ai loro ragazzi: in occasione della Giornata Internazionale della danza sono state organizzate delle dirette sulla piattaforma Zoom con la partecipazione di coreografi e ballerini nazionali e internazionali che, a titolo gratuito, hanno tenuto per tre giorni lezioni online.

Un’iniziativa che ha riscosso un grande successo ( con circa 100.000 visualizzazioni) e che è servita non solo ad offrire ai ragazzi un’occasione di svago, ma anche a diffondere un messaggio di vicinanza e solidarietà a loro che forse hanno vissuto in maniera più difficile questa situazione, privati del loro spazio unico di espressione e libertà.