TEARIST: diavoli dalle periferie di Los Angeles

TERARIST: SYNTH-SHOCK DALLE PERIFERIE DI LOS ANGELES.

È un duo quello dei Tearist, band che dal 2009 agita i locali della Città degli Angeli e composto da Yasmin Kittles e William Strangeland. Quest’ultimo, relegato sempre sullo sfondo, quasi intimorito, è la mano che guida le scariche elettroniche, sintetizzate e pronte a plasmare e diffondere all’eccesso la voce roca e seducente della indiavolata Yasmine. La Kittles si cala alla perfezione nei panni della vera protagonista, avendo d’altronde un curriculum di tutto rispetto, vantando collaborazioni con artisti del calibro di Xiu Xiu e Former Ghosts. C’è chi accosta la sua figura a quella di un’altrettanto celebre e psichedelica Zola Jesus o di una Lydia Lunch (potremmo anche aggiungere una superba Diamanda Galàs). Qual’è il segreto di fondo del piacere di ascoltare questo duo? Proprio l’aspetto performativo. Non esistono cd audio curati in studio, ma solo registrazioni LIVE (ed è qui il grandioso talento di Strangeland), accompagnate da video in cui la Kittles si abbandona al delirio totale. È come iniettare una droga lo scorrere delle note; in un attacco di epilettica frenesia agita i capelli, si dimena, si piega a terra, colpisce il diffusore. Mantiene saldo il controllo di una voce che richiama alla mente il fascino fonico di una Kim Carnes. Il primo album porta il nome della band, seguito l’anno successivo (2011) da Living: 2009-Present che raccoglie le migliori tracce e performance, e l’anno successivo l’EP di Purple Video, di cui circolò un numero limitato di copie (solamente 7), così chiamato perché sullo sfondo si stendono macchie viola a conferire al tutto un effetto underground e psichedelico di forte effetto L’album contiene la traccia manifesto (a mio avviso) dei Tearist, Civilization, tripudio di sintetizzatori filtrati dalla cagnesca voce della Kittles che arriva diretta a trascinarti in vorticose danze allucinate post-stupehacente effect, scandite dai lancinanti gorgheggi della sciamana Yasmine, che si presenta in scena vestita con una sola maglia, lunga, come se si stesse appena destando da una lunga dormita. I Tearist non sono un gruppo facile da ascoltare per via del roboante miscuglio di strumenti e voci espanse all’eccessso, ma la visione, anche live, delle loro esibizioni è una sensazione favolosa, coinvolgente, in cui per scamparla non resta che cedere, lasciarsi trascinare dalla Kittles in un trip estatico e surreale e riemergerne come liberati da una scarica elettrificata.


Dopo un periodo di silenzio, sono tornati! Il 2015 vede il lancio tramite Youtube del loro nuovo singolo, Headless, che, non aggiungendo o togliendo nulla di nuovo al marchio, ci ricorda che la nevralgica Yasmine è sempre lì ad aspettare che tu ti aggiunga a lei nella sua psicosi delirante e suadente.
La critica ha osannato sin dal loro apparire il duo (a cui poi si sono aggiunti a titolo collaborativo anche altri artisti); così il LA RECORD descrive il primo lavoro firmato Tearist come una ”una gemma che trascende il tradizionale album dal vivo”, il Los Angeles Weekly ne esalta l’originalità vedendo in esso la spinta necessaria ad uscire da una sorta di impaccio in cui sembrava essere precipitata la musica nella città californiana, mentre Rolling Stone ne apprezza la capacità di ”turbamento” sulle persone, spingendole fuori dalla loro zona protetta della loro esistenza.
Synth, un tocco di noise, elettronica pura sono gli ingredienti di un mix esplosivo e delirante, definito da alcuni come elettronico-acustico gothy, a mio avviso, invece, miscela di elementi ereditati da una tradizione post-punk dal sapore totalmente undergound, in questa Sin City fatta di eccessi, peccati, violenza, paure tra i condotti della grande metropoli sotterranea.

 

 

ALESSIO CELLETTI