L’AMORE PARIGINO DI MODIGLIANI: JEANNE HEBUTERNE.

UN AMORE TRA LE STRADE DELLA PARIGI BOHEMIENNE
Quella che voglio raccontarvi oggi non è una semplice storia d’amore. Probabilmente nemmeno una delle piu’ straordinarie.
La storia d’amore tra Amedeo Modigliani e Jeanne Hebuterne è questo e molto più.
Un legame indissolubile che lega l’Amore all’Arte.
Amedeo Modigliani è uno degli artisti italiani più importanti di inizio Novecento.
Durante la sua breve esistenza sperimentò tutti gli eccessi che la Parigi Bohémienne aveva da offrirgli.
Dopo varie malattie, a 16 anni contrae una forma grave di tubercolosi che condizionerà tutta la sua vita, fino a fargli smettere di praticare la scultura a causa delle polveri.

Continua, però, con la pittura.
All’età di 22 anni Modigliani si trasferisce a Parigi.
L’artista livornese spende le sue giornate francesi tra bagordi e donne e cercando di vendere i suoi quadri. Figure femminili con occhi grandi e atipici colli lunghi.
A Parigi frequenta lezioni di disegno all’Accademia Colarossi.
Nell’autunno del 1917 l’artista incontra per la prima volta gli occhi più azzurri e più belli che abbia mai visto. Quelli della giovanissima Jeanne Hebuterne.

Jeanne è una timida pittrice di soli diciannove anni. Dotata di un carattere di ferro, si ribellò alla famiglia cattolica e conservatrice. Essa non approvava la sua relazione con Modì.
Nel periodo in cui inizia la loro relazione Modigliani viveva in un modesto hotel.
Jeanne e Modì cominciarono a convivere all’insegna della povertà e dell’arte.
Trascorrevano gran parte delle loro giornate dipingendo l’uno di fronte all’altra.
Le condizioni di salute di Modì peggiorarono sempre più per l’impossibilità di curare adeguatamente la tubercolosi e per la vita dissipata che aveva condotto negli anni parigini.
Dietro consiglio dell’amico polacco Zborowski i due innamorati si trasferirono in Costa Azzurra alla ricerca di un clima più mite e soleggiato che potesse alleviare le condizioni critiche dell’artista e migliorarne la salute.
Agli inizi del 1918 Jeanne scopre di essere incinta di una bambina che darà alla luce il 28 novembre dello stesso anno.
Vollero chiamarla con lo stesso nome della mamma, ma solo molti anni dopo la morte dei genitori le sarà riconosciuto il diritto di chiamarsi Jeanne Modigliani e di esserne l’unica erede.
Il 31 Maggio 1919 Modì rientra a Parigi, dove un mese dopo lo raggiunge la sua amata Jeanne con la piccola, rivelandogli di essere nuovamente incinta.
Il loro amore si fa sempre più intenso e appassionato.
Jeanne continua a disegnare e dipingere incessantemente mentre il compagno la ritrae in una serie di opere tra le più belle ed ispirate dell’ultimo periodo.
Agli inizi del nuovo anno le condizioni di salute di Modì vanno peggiorando rapidamente.
Jeanne sola e disperata, incinta e con una bambina da accudire, restò per una settimana accanto al letto del suo uomo, indebolita dalla seconda gravidanza e dal gelo di quella casa priva di riscaldamenti.
Il 22 gennaio 1920 Modì venne ricoverato all’ospedale parigino della “Carità” dove muore dopo due giorni.
Jeanne, entrata nel nono mese di gravidanza, non regge al dolore per la perdita del suo unico e grande amore e ventiquattr’ore dopo si suicida gettandosi dalla finestra al quinto piano di casa.
Fu sepolta in una gelida mattina di gennaio in un cimitero di periferia senza che la notizia del funerale, vergognoso per la famiglia, venisse comunicata ad alcuno.
Gli Hebuterne convinti che l’unione fra la loro figlia e Modì fosse stata scandalosa, rifiutarono che la figlia riposasse accanto all’amato compagno.
Dovettero passare otto lunghi anni prima che Jeanne venisse seppellita accanto al suo uomo, al padre della sua unica figlia. L’epitaffio sulla tomba recita: “Devota compagna fino all’estremo sacrificio”.
Futili tentativi di nascondere un amore che ha trovato nell’arte la sua più sacra e viva legittimazione.
Un amore che passa attraverso le mani di Modì e attraverso il volto di Jeanne reso immortale sulla tela.
Christian Gazzillo