DAVID NEBREDA: ORDO SQUILIBRIUM

 

 

David Nebreda, yaciendo en calma
Non è semplice parlare di David Nebreda, della sua personalità instabile, sofferente, eppur geniale.
Nato nel 1952 a Madrid,9 anni viene riconosciuto come schizofrenico e rinchiuso in una clinica. Da allora la sua vita si svolgerà passando da un istituto all’altro e atroci saranno le pene subite, sin quando decide di abbandonare ogni cura e ritirarsi nel proprio appartamento, dove tutt’oggi vive, rifiutando ogni contatto col mondo esterno. Vive con pochi mezzi: se stesso, una macchina fotografica e una serie di strumenti coi quali ferisce il suo corpo. Siamo oltre il sadismo, il banale esibizionismo. L’arte di Nebreda è il grido soffocato da anni di sofferenze. E’ la trasposizione visiva di una ricerca che l’artista conduce su se stesso. Vate della propria anima, la prigione fisica e psichica del suo essere trova liberazione nell’umiliazione e lacerazione della carne. La scarnificazione della sua persona non è atto eroico di martirio. Nebreda ricerca ciò che realmente si annida nella sua anima, quell’inquietudine che attraversa le sue fotografie (che ritocca al minimo) e che è lo scenario di tormenti infernali

. Lo specchio riflette il volto logorato dalle pene, resuscitando il demone annidato tra gli sterpi del suo cuore. La freddezza con cui si ritrae è un senso di sfiducia, allietata dal compiacimento della sua ritrovata vera immagine. Il conflitto è nel suo Io vivo e visibile e nello svelamento che intercorre tra la distruzione carnale e al contempo del passato. Quello che Nebreda annienta è il ricordo, quello che ricerca è la trasmissione del male suo espanso alla totalità del genere umano. La brutalità che ha trafitto il suo corpo è il contrappasso della bestialità dell’uomo.