ANA MENDIETA: ABORIGENIA

Artista di origine cubana, Ana Mendieta (1948-1985) è una delle maggiori rappresentanti femminili della performance artistica e la prima artista cubana, residente negli Stati Uniti, alla quale è stato concesso di esporre a Cuba.
La sua biografia è carica di eventi che ne segnano il percorso di vita e le scelte artistiche. Nasce a Cuba, ma è costretta a lasciare l’isola dopo che suo padre, sostenitore della rivoluzione, passò dalla parte dei controrivoluzionari e, temendo ritorsioni contro la famiglia, decide di mandare le sue due figlie negli Usa, grazie al progetto sostenuto da Kennedy ”Il piano Peter Pan” finalizzato a garantire ai bambini una crescita lontano dai dettami del regime e dall’ideologia. Giunta in America, la piccola Ana fu spedita in un orfanotrofio e da qui affidata a varie famiglie. Un’esperienza che la segnerà per tutta la sua breve vita, ma riesce a frequentare l’Università dell’Iowa dove si laurea e specializza in arte. Dapprincipio è la pittura ad attrarla, ma ben presto si rende conto che questa non riesce ad esprimere appieno il senso di coinvolgimento e magia che l’artista ricerca. Inizia, così, a sperimentare un linguaggio che vede come protagonista il corpo. Influenzata dall’opera dei Land-artisti, Mendieta è alla ricerca di una giustapposizione tra territorio e ambiente. Il corpo è inserito nel primo, come l’altro avvolge il secondo. Una ricerca che si arricchisce del moderno femminismo e delle tradizioni mistico-artistiche cubane. Nel 1980, infatti, Mendieta torna a Cuba e approfondirà alcuni aspetti di usanze religiose e folkloristiche dell’isola natia. Ne nascerà un’arte votata alla definizione della donna come mater naturae, emblema di vita e dei cicli ad essa legati. Silueta Works (1978), Amategram Series, sono esempi di una totale contaminazione tra natura e corpo: l’energia infusa dalla prima penetra nel corpo che in essa affonda e s’imprime; quella stessa energia viene così ad essa restituita in un ciclo di nascita e morte ininterrotto. La donna diviene radice dell’albero della vita. Si bagna nelle acque. Si purifica e si insedia in esso come per riprodursi. Diviene cespuglio ramificato da verdi foglie tra le rocce. I quattro elementi sono presenti nei primi lavori, per poi ridurre quelle ”sculture” a semplici geroglifici la cui iconografia origina dai culti tribali dell’isola.

 

La natura e la donna sono delle costanti nei lavori dell’artista. Le sue performances ne mettono in discussione il ruolo e la condizione. Simbolo fertile, legato alla Vita, essa si accoppia alla morte (in una di queste l’artista simula l’atto amoroso con uno scheletro), viene mutilata, deformata (Untitled, Facial cosmetic variations), sacrificata. Ne viene esaltata la forza virile; l’esempio più drammaticamente celebre fu Untitled, Rape Scene (1973): letta la notizia di una studentessa stuprata, la Mendieta inscena una situazione in cui, nuda, china su di un tavolo e imbrattata di sangue si offre al ludibrio simbolico del carnefice. L’osservatore entra nella stanza buia e, con una torcia, illumina la stanza. Richiamo  caravaggesco (porterebbe a pensare a Artemisia Gentileschi), nel drammatico gioco luce-ombra focalizzato sulla drammaticità dell’evento in atto, tale performance conferma il carattere trans-culturale dell’opera dell’artista. Ciò la rende originale e di forte impatto nel panorama avanguardista dell’arte performativa.
A. Mendieta, Untitled, Rape scene, 1973, performance
Come anche un altro lavoro (Death a Chicken). Sacrificato un gallo, il corpo viene riempito delle penne dello stesso. Simbiosi tra uomo animale. Richiamo barbaro di rituali ancestrali. L’eclettismo del mutamento contemporaneo.
La Mendieta è arte. E’ vita e sincretismo. E’ femminilità. Denunciatrice dell’esistenza femminile, cultura, storia. Assembla i vari flussi di pensiero con un linguaggio semplice e diretto. Provocatorio ed umano.
A. Mendieta, Death a Chicken

Morta giovane, cadendo dal 35° piano del suo appartamento dopo una lite col marito, l’artista Carl Andre, la Mendieta lascia un’eredità a cui ancora in molti oggi guardano.

-A. Celletti

FONTE IMMAGINI: WEB